#23 IL FISCHIETTO NELLA LETTERATURA
Vie de Franklin, écrite par lui-même - Tome I -
La vita di Franklin, autobiografia - Volume 1
Pagine: 206
Casa Editrice: Wentworth Press - 2018
Traduzione:
IL FISCHIETTO, STORIA VERA
Indirizzato da Franklin a suo nipote.
Quando avevo ancora sette anni, i miei amici, in un giorno di festa, riempirono la mia tasca di moneta di ottone. Andai direttamente in un negozio di giocattoli per i bambini; e mentre ero incantato dal suono di un fischietto, che avevo appena visto nelle mani di un altro bambino, mi sono offerto e ho dato tutto il mio denaro per averne uno simile.
Tornai quindi a casa, felice del mio fischio e fischiettando continuamente, disturbando tutta la mia famiglia. I miei fratelli, le mie sorelle, i miei cugini, sentendo quanto mi era costato il fischietto, mi dissero che l'avevo pagato quattro volte di più di quanto valesse. Mi ha fatto pensare alle belle cose che avrei potuto fare con i soldi che avevo sprecato. Hanno deriso la mia spesa folle così tanto che ho iniziato a piangere con tutte le mie forze; e il riflesso mi causò molto più dolore, che il fischio mi aveva reso felice.
Tuttavia, ciò non mi ha impedito di guadagnare in seguito. Ho conservato il ricordo del mio folle acquisto; e ogni volta che ero tentato di comprare cose inutili, mi dicevo: "Non pagare troppo per il fischietto".
Quando avevo ancora sette anni, i miei amici, in un giorno di festa, riempirono la mia tasca di moneta di ottone. Andai direttamente in un negozio di giocattoli per i bambini; e mentre ero incantato dal suono di un fischietto, che avevo appena visto nelle mani di un altro bambino, mi sono offerto e ho dato tutto il mio denaro per averne uno simile.
Tornai quindi a casa, felice del mio fischio e fischiettando continuamente, disturbando tutta la mia famiglia. I miei fratelli, le mie sorelle, i miei cugini, sentendo quanto mi era costato il fischietto, mi dissero che l'avevo pagato quattro volte di più di quanto valesse. Mi ha fatto pensare alle belle cose che avrei potuto fare con i soldi che avevo sprecato. Hanno deriso la mia spesa folle così tanto che ho iniziato a piangere con tutte le mie forze; e il riflesso mi causò molto più dolore, che il fischio mi aveva reso felice.
Tuttavia, ciò non mi ha impedito di guadagnare in seguito. Ho conservato il ricordo del mio folle acquisto; e ogni volta che ero tentato di comprare cose inutili, mi dicevo: "Non pagare troppo per il fischietto".
Myricae, G.Pascoli, 1903 |
Giovanni Pascoli (1855-1912), uno dei più importanti poeti del decadentismo italiano, scrive la Canzone d’aprile che troviamo nella raccolta Myricae, pubblicata per la prima volta nel 1903. Il testo del Pascoli si rifà a un componimento di William Wordsworth dal titolo To the cuckoo, tradotta in italiano dal Chiarini. Ed è il cuculo, il personaggio principale della Canzone d’aprile di Giovanni Pascoli. È lui, il cuculo, che arriva come un fantasma e sparisce come fosse un mistero. Il suo canto – Cu… cu… – è diverso da quello degli altri uccelli che cinguettano lungo i fiumi e il poeta vede in lui un motivo di gioia: quando arriva, infatti, l’uomo sorride e quando il cuculo se ne va, fa scorrere lacrime di tristezza.
Testo:
CANZONE D'APRILE
Fantasma tu giungi,
tu parti mistero.
Venisti, o di lungi?
ché lega già il pero,
fiorisce il cotogno
laggiù.
tu parti mistero.
Venisti, o di lungi?
ché lega già il pero,
fiorisce il cotogno
laggiù.
Di cincie e fringuelli
risuona la ripa.
Sei tu tra gli ornelli,
sei tu tra la stipa?
Ombra! anima! sogno!
sei tu…?
risuona la ripa.
Sei tu tra gli ornelli,
sei tu tra la stipa?
Ombra! anima! sogno!
sei tu…?
Ogni anno a te grido
con palpito nuovo.
Tu giungi: sorrido;
tu parti: mi trovo
due lagrime amare
di più.
con palpito nuovo.
Tu giungi: sorrido;
tu parti: mi trovo
due lagrime amare
di più.
Quest’anno… oh! quest’anno,
la gioia vien teco:
già l’odo, o m’inganno,
quell’eco dell’eco;
già t’odo cantare
Cu… cu.
la gioia vien teco:
già l’odo, o m’inganno,
quell’eco dell’eco;
già t’odo cantare
Cu… cu.
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