#12 I MATERIALI DEL CUCÙ
LA TERRACOTTA
1 - PROPRIETÀ DEL MATERIALE
La materia prima da cui si ricavano i cucù è l’argilla, roccia sedimentaria clastica poco coerente, le cui caratteristiche principali sono plasticità, contrazione nel volume, colorazione, refrattarietà e resistenza. Tali caratteristiche l’hanno resa sin dalla preistoria il materiale più usato nell’artigianato:
1.1 Plasticità
La plasticità è dovuta alla sua struttura chimica basata su reticoli cristallini che, quando circondati da acqua “d’impasto” (aggiunta dall’esterno, dunque non facente parte della struttura molecolare), scivolano gli uni sugli altri cambiando posizione se sottoposti a sollecitazioni meccaniche.
1.2 Contrazione del volume
La contrazione del volume avviene a seguito dell’eliminazione dell’acqua di impasto (ritiro in crudo) e di quella chimicamente combinata nel reticolo cristallino (ritiro in cottura).
1.3 Colorazione
La colorazione dell’argilla a crudo varia molto, a seconda della sua composizione chimica; ma questa si trasforma molto in seguito alla cottura, a seconda della temperatura e dell’ossidazione.
1.4 Refrattarietà e resistenza
La refrattarietà è invece la proprietà dell’argilla che le permette di essere sottoposta a temperature elevate senza deformarsi.
L’argilla, modellata e cotta al forno, costituiva la materia principale per realizzare oggetti di ogni tipo, soprattutto per la preparazione e il consumo dei cibi e per l’edilizia ma non solo: essa costituiva anche il materiale più economico per la fabbricazione di oggetti ornamentali o rituali, da tenere in casa o da dedicare nei luoghi sacri, alla portata di tutti.
In archeologia, tale classe di materiali, distinta dalla ceramica, si definisce “coroplastica” (dal greco khόra, “terra”, e plastiké, “modellare”).
2.1 Stagionatura e depurazione
Nell’antichità, prima di essere lavorata l’argilla era sottoposta sia a stagionatura, sia a depurazione. Quest’ultima poteva avvenire per sedimentazione in acqua ferma, levigazione in acqua corrente o setacciatura.
2.1.1 Depurazione per sedimentazione in acqua ferma
Nel primo metodo l’argilla era posta in grandi contenitori colmi d’acqua, per il tempo necessario ai materiali più pesanti di posarsi sul fondo. Tramite bocchette praticate sulla parte alta del recipiente, l’acqua porta con sé la parte fine dell’argilla (detta “barbottina”).
1 - PROPRIETÀ DEL MATERIALE
La materia prima da cui si ricavano i cucù è l’argilla, roccia sedimentaria clastica poco coerente, le cui caratteristiche principali sono plasticità, contrazione nel volume, colorazione, refrattarietà e resistenza. Tali caratteristiche l’hanno resa sin dalla preistoria il materiale più usato nell’artigianato:
1.1 Plasticità
La plasticità è dovuta alla sua struttura chimica basata su reticoli cristallini che, quando circondati da acqua “d’impasto” (aggiunta dall’esterno, dunque non facente parte della struttura molecolare), scivolano gli uni sugli altri cambiando posizione se sottoposti a sollecitazioni meccaniche.
1.2 Contrazione del volume
La contrazione del volume avviene a seguito dell’eliminazione dell’acqua di impasto (ritiro in crudo) e di quella chimicamente combinata nel reticolo cristallino (ritiro in cottura).
1.3 Colorazione
La colorazione dell’argilla a crudo varia molto, a seconda della sua composizione chimica; ma questa si trasforma molto in seguito alla cottura, a seconda della temperatura e dell’ossidazione.
1.4 Refrattarietà e resistenza
La refrattarietà è invece la proprietà dell’argilla che le permette di essere sottoposta a temperature elevate senza deformarsi.
2 - PRODUZIONE DELL'ARGILLA
In archeologia, tale classe di materiali, distinta dalla ceramica, si definisce “coroplastica” (dal greco khόra, “terra”, e plastiké, “modellare”).
2.1 Stagionatura e depurazione
Nell’antichità, prima di essere lavorata l’argilla era sottoposta sia a stagionatura, sia a depurazione. Quest’ultima poteva avvenire per sedimentazione in acqua ferma, levigazione in acqua corrente o setacciatura.
2.1.1 Depurazione per sedimentazione in acqua ferma
Nel primo metodo l’argilla era posta in grandi contenitori colmi d’acqua, per il tempo necessario ai materiali più pesanti di posarsi sul fondo. Tramite bocchette praticate sulla parte alta del recipiente, l’acqua porta con sé la parte fine dell’argilla (detta “barbottina”).
2.1.2 Levigazione in acqua corrente
l secondo metodo ne costituisce una variante, in cui si utilizzavano recipienti comunicanti: l’argilla si raffinava così ad ogni passaggio da un recipiente all’altro.
2.1.3 Setacciatura
Nella setacciatura, l’argilla mista ad acqua era filtrata attraverso le maglie del setaccio.
I tre metodi sono naturalmente cumulabili ai fini di avere un’argilla depurata. Infine, si poteva anche provvedere alla “correzione chimica” dell’argilla attraverso l’aggiunta di degrassanti (quarzo, chamotte tra i più comuni) se troppo plastica, di altra argilla ricca di minerali argillosi nel caso fosse troppo “magra”. In generale un trattamento di degrassamento era necessario per eliminare le bolle d’aria formatesi nel corso dei procedimenti precedenti, in grado di causare imperfezioni o punti deboli nel manufatto finito. Quest’operazione avveniva mediante la battitura con i piedi, azione che otteneva anche lo scopo di omogeneizzare l’impasto argilloso e di eliminare gli eventuali inclusi rimasti dopo la decantazione. L’argilla era poi suddivisa in piccole porzioni che subivano ulteriori manipolazioni ai fini della riduzione delle eventuali bolle d’aria residue, pronte, alla fine, per essere lavorate.
3 -PRODUZIONE E LAVORAZIONE DELLA TERRACOTTA
L’argilla, ridotta ad uno stato molto fluido grazie all’aggiunta abbondante di acqua, viene versata negli stampi opportunamente chiusi; man mano che l’acqua viene assorbita dal gesso, evaporando, si aggiunge altra argilla in modo da inspessire la forma. Dopo alcune ore, si aprono gli stampi e si lasciano ad asciugare negli stessi. Al momento giusto, si estraggono gli oggetti, si raffina la forma e la si lascia ad asciugare ancora diverse ore. Quando il pezzo raggiunge la così detta “durazza cuoio”, lo si dipinge e si pone in cottura nel forno. L’ultimo passaggio consiste nel rivestimento di cristallina, che, dopo un’ulteriore cottura, conferisce alla statuetta l’aspetto finale, lucido e brillante.
Nel video, la bottega dell'artista materano Raffaele Pentasuglia:
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