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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

#12 I MATERIALI DEL CUCÙ

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LA TERRACOTTA 1 - PROPRIET À  DEL MATERIALE La materia prima da cui si ricavano i cucù è l’argilla, roccia sedimentaria clastica poco coerente, le cui caratteristiche principali sono  plasticità ,  contrazione nel volume ,  colorazione ,  refrattarietà  e  resistenza.   Tali caratteristiche l’hanno resa sin dalla preistoria il materiale più usato nell’artigianato: 1.1 Plasticità La plasticità è dovuta alla sua struttura chimica basata su reticoli cristallini che, quando circondati da acqua “d’impasto” (aggiunta dall’esterno, dunque non facente parte della struttura molecolare), scivolano gli uni sugli altri cambiando posizione se sottoposti a sollecitazioni meccaniche.  1.2 Contrazione del volume La contrazione del volume avviene a seguito dell’eliminazione dell’acqua di impasto (ritiro in crudo) e di quella chimicamente combinata nel reticolo cristallino (ritiro in cottura).  1.3 Colorazione La colorazione dell’argilla a crudo varia molto, a seconda della sua composizione

#11 LA TASSONOMIA DEL CUCÙ

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1 - AEROFONI Gli aerofoni sono quelli strumenti in cui il suono è prodotto dalla vibrazione dell'aria. Questa famiglia comprende il flauti, e con loro i fischietti, gli strumenti ad ancia semplice come il clarinetto, quelli ad ancia doppia come l'oboe, quelli ad ancia libera come l'armonica e la fisarmonica. gli strumenti a insufflazione diretta, più o meno evoluti, dai corni naturali fino a quelli a bocchino d'ottone da orchestra, come la tuba; i rari aerofoni liberi ed alcuni aerofoni misti di difficile classificazione come la cornamusa e l'organo. Insomma, tutti quegli strumenti che suonano grazie all'immissione d'aria. 1.1 TIPOLOGIE DI FISCHIETTI I fischietti sono uno dei più semplici e diffusi oggetti sonori, presenti in ogni foggia e in ogni parte del pianeta. I fischietti sono spesso legati al mondo ludico e infantile, ma ne troviamo anche tipi usati come richiami per la caccia o nell'ambito delle attività marinare. Sulle navi, prima de

#10 I PROVERBI DEL CUCÙ

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« Cucù, cucù, l'inverno non c'è piùÈ ritornato il maggio col canto del cucù. » (tratto da un testo di  Tiziano Terzani ) Il cuculo, è un uccello della famiglia Cuculidae, che vive prevalentemente in Eurasia e in Africa. Lo scrittore tosacano Tiziano Terzani, con questa frase, fa una metafora tra il ritorno dell'uccello che di nuovo sorvola le città italiane e l'arrivo del bel tempo che si manifesta nel mese di Maggio.  « Quando canta il cucco, si dorme dappertutto.  »  L'arrivo del cuculo, abitualmente verso i primi di aprile, è un indice della buona stagione ed in campagna era utilizzato anche a fini giuridici per determinate scadenze: ad esempio nell'antica Germania, il suo canto poteva anche coordinare il rilascio di fondi campagnoli. «Canta il cucco sulla quercia nera, ricordati padrone che è primavera. » Questo è un proverbio dell'Italia meridionale che ricorda al padrone di lavoro che è bella stagione anche per i lavoratori. «Coch bel co

#9 I NOMI DEL CUCÙ

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Quello che a Matera viene definito Cucù , non è altro che un fischietto in terracotta a forma di gallo . Il motivo per cui il fischietto ha assunto questo nome è dovuto sia al fatto che la voce onomatopeica deriva proprio dalla riproduzione del verso del cuculo, ma anche perchè presenta un foro che, se tappato con il dito, durante il fischio, permette al suono di cambiare nota, viceversa se lasciato scoperto. Definizione da vocabolario italiano fischietto [fi-schiét-to]   s.m. 1  Strumento a fiato che emette fischi terracotta [ter-ra-còt-ta]   s.f.  ( pl.   terrecotte ) 1  Argilla modellata e cotta nella fornace:  tegole, statua di t. 2   Prodotto artistico fatto di questo materiale:   l'edificio è decorato con t. smaltate Traduzioni Italiano Fischietto in terracotta Materano Cucù / Cuccù Inglese terracotta whistle Latino terracotta sibilus Francese sifflet en terre cuite Spagnolo silbato de terrac

#8 LA COSA IL FISCHIETTO IN TERRACOTTA

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La mia scelta personale riguardate "la cosa" (vedi #2), è ricaduta sul fischietto in terracotta, che a Matera è noto con il nome di  " cucù ". Il cucù, è un oggetto che ha una storia antichissima e un evoluzione affascinante. Questo manufatto sonoro risale alla  Preistoria  e si suppone svolgesse una funzione di “giocattolo primitivo”, i cui resti sono stati ritrovati anche in alcune tombe di infanti risalenti ad epoche prima di Cristo. A quei tempi, si ricavavano da ossa di uccelli o altri mammiferi, da gusci di frutti o molluschi. Nel  Medioevo  e nel  Rinascimento  si parla, invece, di fischietti globulari, a forma di uccello, la cui coda costituiva il punto dove soffiare l’aria per riprodurre il suono che fuoriusciva da altri fori di modulazione. In passato, a Matera, c’era l’uso di murare tali galli sul camino o di metterli sulle culle dei neonati non ancora battezzati in segno di protezione, e impiegati anche come richiamo nella caccia. Oggi la cit

#7 UN FILM

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LA PASSIONE DI CRISTO La passione di Cristo  ( The Passion of the Christ ) è un film del 2004 scritto e diretto da  Mel Gibson . Il film è stato interamente girato in Italia, tra Matera e Cinecittà ed è uscito nelle sale cinematografiche degli USA il 25 febbraio 2004 ( Mercoledì delle Ceneri ) con il divieto ai minori di 17 anni non accompagnati da un adulto, mentre in Italia è uscito nelle sale il 7 aprile 2004 ( Mercoledì santo ) senza alcun tipo di censura. La vicenda si concentra sulle ultime ore di vita di  Gesù Cristo , dall'arresto nell'Orto degli Ulivi, al processo sommario presso il Sinedrio e Ponzio Pilato, alla sua atroce flagellazione, fino alla morte in croce e alla risurrezione. La passione di Cristo, scena della crocifissione  7

#6 IL NOME DEL LUOGO

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Il motivo per cui si parla di "Sassi", è dovuto al fatto che i  Sassi di Matera  sono due quartieri della città, il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano . La declinazione al plurale, dunque, deriva da questa duplicità e non, come molti credono, dal fatto che un'abitazione o un locale all'interno di tali distretti si chiami "sasso". I Sassi si dispongono intorno e sul fondo di due solchi vallivi, plasmati dal passaggio dell'acqua. Sull’etimologia del termine  Matera , scarseggiano in letteratura fonti, con nozioni e riferimenti precisi; pertanto innumerevoli risultano le ipotesi avanzate nel tempo. I Romani ad esempio, usavano chiamarla Matheola definendo i suoi abitanti Matheolani; o ancora tra le ipotesi più accreditate, vi è quella che identifica Matera nella radice di Mata o Meta con il significato di “mucchio” ed anche “sassi”, “monte”e “collina” da cui Matera come mucchio o “ monte di sassi ”. Si attribuisce al popolo Greco invece, la def

#5 IL MITO

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STORIA E LEGGENDA DEL CONTE TRAMONTANO L’anno 1495 segna per Matera l’inizio di un periodo oscuro e triste a causa delle vicende che la vedranno sottomessa per la prima volta alla servitù feudale. Proprio in quel periodo, la figura di Giancarlo Tramontano , originario di Sant’Anastasia, vicino Napoli, umile popolano sostenitore degli aragonesi, emerge fra tumulti e tensioni per il dominio sulla città partenopea. Nonostante avesse una carica importante quale Mastro della Regia Zecca, ritornò a Matera colmo di debiti pretendendo dall’aristocrazia locale, sempre più offesa e derisa, altre gabelle e tasse per colmare le casse vuote. Il 28 dicembre del 1514 chiese al popolo 24 mila ducati per sanare un debito con il suo creditore catalano Paolo Tolosa. Esasperati dai continui soprusi, alcuni popolani e nobili, riunitisi nel Sasso Barisano nei pressi della Parrocchia rupestre di San Giovanni Vecchio, nascosti dietro un masso, “u pizzone du mmal consighj” – il masso del mal consi

#4 LA CITAZIONE

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«Arrivai a Matera verso le undici del mattino. Avevo letto nella guida che è una città pittoresca, che merita di essere visitata, che c'è un museo di arte antica e delle curiose abitazioni trogloditiche [cioè scavate nella roccia]. Allontanatami un poco dalla stazione, arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case, e dall'altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera. La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca, Santa Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi. Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l'inferno di Dante, in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto. Alzando gli occhi vidi finalm